Alik Cavaliere. L’universo Verde

DOVE

Palazzo Reale (Piazza Duomo 12)
Museo del Novecento (Via Guglielmo Marconi 1)
Palazzo Litta (Corso Magenta 24)
Università Bocconi (Via Roberto Sarfatti 25)
Centro Artistico Alik Cavaliere (via Edmondo de Amicis 17)
Gallerie d’Italia (Piazza Scala 6)

QUANDO

Dal 27 giugno al 9 settembre 2018

Dal 27 giugno al 9 settembre Milano celebra con una mostra antologica uno dei maggiori scultori italiani del secondo Novecento: Alik Cavaliere.

Il rigoglio della natura e la sofferenza della gabbia

“Nessun artista, nella scultura del Novecento, ha scolpito il mondo della vegetazione e, per essere più precisi, l’universo verde delle foglie, dei frutti, dei cespugli, degli arbusti, degli alberi, come Alik Cavaliere.” Così afferma Elena Pontiggia, curatrice della mostra, a proposito dello scultore e del suo forte interesse per la natura, tema centrale di Alik Cavaliere. L’universo verde.

La mostra si sofferma su un’altra tematica ricorrente nella poetica dell’artista: la gabbia, simbolo dei limiti e delle costrizioni che incombono sull’uomo. Questa condizione è ben rappresentata in E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce (1967) e approfondita nei numerosi lavori successivi dal titolo W la libertà in cui gli elementi naturali, imprigionati all’interno di rigide forme geometriche, tentano invano di evadere.
Come affermava lo scultore: “La gabbia era un senso di oppressione di qualche cosa a cui non riusciamo a sfuggire. Ho anche imprigionato ricordi, memorie, cose che si erano perdute. La natura fioriva all’esterno di questa gabbia”.

Una mostra diffusa su 6 sedi milanesi

La mostra Alik Cavaliere. L’universo verde ha il suo cuore nella prestigiosa Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale dove le opere in esposizione mettono in luce le diverse fasi e tematiche dell’artista, dalle monumentali Metamorfosi dei tardi anni Cinquanta all’innovativo personaggio Gustavo B. dei primi anni Sessanta, protagonista di un racconto composito sulle tante esperienze dell’uomo del tempo, accostato a Bimecus, una valigetta “fai da te” contenente elementi in bronzo e legno, un tempo componibili anche dall’osservatore per entrare in sintonia con l’autore.

Emergono capolavori di straordinaria suggestione come Quae moveant animum res. Omaggio a Magritte e il famoso Monumento alla mela (entrambi del 1963); in particolare in questi due lavori l’artista riprende da Magritte il tema della mela al quale associa il pensiero di Lucrezio secondo cui la mente umana genera immagini anche irreali e la natura è vista come un ciclo infinito di nascita e morte. Dello stesso periodo si osservano Tibi suavis dedala tellus submittit. La terra feconda di frutti e Il tempo muta la natura delle cose, esposte nel 1964 in una sala personale alla Biennale di Venezia.

Il percorso espositivo non si ferma a Palazzo Reale, ma si diffonde e si ramifica in altre cinque sedi:

  • il Museo del Novecento ospita il ciclo Le avventure di Gustavo B., a partire da Il Signor G.B. si innamora, opera acquisita dalle civiche raccolte nel 1984, in occasione dell’apertura del Cimac. In mostra sono presentate al pubblico altre 4 sculture e un dipinto della medesima serie ideate dall’artista tra il 1960 e il 1963, dedicate alle vicende “surreali” dell’immaginario signor Gustavo B., in qualche modo alter ego dell’artista;
  • Palazzo Litta accoglie l’opera E sarà sempre di tutti quelli che credono con la loro arte di defraudare la natura (1967) nel giardino interno al Cortile d’Onore;
  • l’Università Bocconi pone l’accento sulle incisioni originali Attraversare il tempo realizzate insieme a Vincenzo Ferrari;
  • il Centro Artistico Alik Cavaliere offre un’ampia raccolta di lavori di piccole e grandi dimensioni, esposti sia all’interno, sia nel giardino;
  • le Gallerie d’Italia di Piazza Scala ospitano le sculture Racconto in bronzo del 1966 e W la libertà (1976-77), che riprendono il tema della natura rinchiusa nelle gabbie.

L’arte fecondata dalla poesia e della filosofia

Quello di Cavaliere è un lavoro in cui le tante fonti di ispirazione artistica – da De Chirico a Magritte, da Giacometti a Duchamp, dall’informale alla Pop Art all’arte concettuale, senza escludere qualche reminiscenza Liberty, pur reinterpretata con accenti insieme più ironici e più allarmati – si caricano di tante suggestioni poetiche e filosofiche con riferimenti a Lucrezio, Campanella, Petrarca, Leopardi, Giordano Bruno, Spinoza, Shakespeare, Rousseau, Ariosto, dando vita a opere ricche di significato, ma mai letterarie o meramente contenutistiche. Nella sua arte le domande esistenziali si mescolano al gioco dada, la precisione della forma di ascendenza surrealista si alterna alla libertà della materia di derivazione informale, il senso artigianale della scultura convive con l’operazione concettuale, generando opere tra le più singolari e le meno inquadrabili del nostro panorama espressivo.