Storie restituite

DOVE

Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6, Milano

QUANDO

Dal 23 gennaio al 23 febbraio 2020

Storie restituite giunge a conclusione di un progetto biennale di riordino e inventariazione del fondo archivistico dell’Ente gestione e liquidazione immobiliare (EGELI) della Cariplo curato dall’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo nell’ambito di Progetto Cultura.

L’EGELI nasce nel 1939 come organo governativo con un ruolo chiave nella spoliazione degli ebrei a causa delle leggi razziali. Le confische dei beni mobili e immobili a cui furono sottoposti fra 1939 e 1945 gli ebrei presenti sul territorio italiano rappresentano un aspetto poco noto della politica antisemita del regime fascista; queste misure costituirono però un primo passo verso la persecuzione, privando molti cittadini delle fondamentali fonti di sostentamento e di fatto ponendoli al di fuori dalla società civile.

Attraverso il racconto di sei storie – quelle di Eugenio Colorni, Rinaldo Jona, Aurelia Josz, Gino Emanuele Neppi, Schulim Vogelmann e Azienda Alfredo Sonnino/Piero Sonnino – scelte fra quelle conservate negli oltre 1.500 fascicoli nominativi presenti in Archivio intestati a cittadini ebrei italiani e stranieri, la mostra si propone di mettere in luce l’intreccio fra la dimensione storica e quella umana che scaturisce da queste carte. La simbolica immersione fra gli scaffali di un archivio invita il visitatore a riflettere anche sull’importanza del lavoro di tutela e valorizzazione sugli archivi, senza i quali la maggior parte di queste storie non si sarebbe potuta portare alla luce.

Inoltre, con la pubblicazione online dell’inventario del Fondo EGELI della Cariplo e la sua apertura alla consultazione nella sala di studio di via Morone 3 a Milano, l’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo restituisce alla comunità un fondo archivistico di grande rilevanza storica, un patrimonio documentario a disposizione di tutti, operatori della cultura e cittadini, nella ferma convinzione che sia necessario tramandare queste fonti non solo a beneficio degli storici che le dovranno studiare con gli strumenti interpretativi propri della loro professione, ma soprattutto alle nuove generazioni, che non avranno più la possibilità di ascoltare i testimoni oculari di queste vicende.