Piero Dorazio. Forma e colore

DOVE

Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6, Milano

QUANDO

Dal 27 settembre fino al 27 ottobre 2019

Piero Dorazio, protagonista dell’arte italiana e mondiale del secondo Novecento, è uno dei maggiori interpreti delle forme dell’astrazione e delle possibilità di esplorazione del colore quale elemento compositivo primario.

Le collezioni Intesa Sanpaolo conservano un nucleo di oltre venti opere in rappresentanza delle diverse fasi della sua produzione artistica, ora al centro della nuova mostra delle Gallerie d’Italia di Milano: Piero Dorazio. Forma e colore, curata da Francesco Tedeschi e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Piero Dorazio.

Una visione artistica in continua evoluzione

Lungo il percorso espositivo si pone l’accento su alcuni momenti nodali della sua attività, in particolare degli anni Cinquanta e Sessanta, quando la sua posizione si afferma nella sua unicità.

Alla fine degli anni Cinquanta la pittura di Piero Dorazio conquista l’idea di superficie come campo continuo, all’interno della quale riverbera la forza autonoma del colore, dello spazio e della forma della luce, come riconobbe Giuseppe Ungaretti nel 1966:

““In quei suoi tessuti o meglio membrane, di natura uniforme, quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce.””

Oltre quella stagione, che ha il suo culmine nella sala personale della Biennale di Venezia del 1960 e nell’affermazione internazionale del suo linguaggio, si apre un rinnovamento delle forme del colore come materia che genera soluzioni aperte ai territori della fantasia, nelle realizzazioni che dalla metà degli anni Sessanta vanno espandendo le fasce di colore come infinita fonte di movimento. Opere come Allaccio A del 1966 – proveniente dalla collezione della Fondazione Prada – o Endless (1967-1970), dimostrano la nuova visione di un colore che si espande nell’atmosfera, riverberando all’esterno, nello spazio, o producendo inediti territori della visione, in cui le vivaci composizioni della fine degli anni Sessanta, come Serpente (1968) o Chocolate Paradise (1970), riecheggiano le voci di un utopico ottimismo, proprie di quell’epoca.

A partire da una delle opere che segnano la sua acquisizione dei linguaggi dell’astrazione della prima parte del secolo, Plasticità (1949), per arrivare a due opere che proseguono, nel corso degli anni Ottanta, la sua fedeltà ai linguaggi della composizione attraverso il colore e la luce interna della pittura, la mostra Piero Dorazio. Forma e colore intende sottolineare la circolarità di un linguaggio che si afferma per la sua qualità assoluta nel panorama della contemporaneità.